Trama

PRESENTATI gio 14 Aprile ORE 21,00

DAL DOTT. GIANNI VITOLO

 

LA RICOTTA

 

Restaurato da Cineteca di Bologna, in collaborazione con Compass Film, presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata

 

Soggetto e sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini

Fotografia: Tonino Delli Colli

Montaggio: Nino Baragli

Scenografia: Flavio Mogherini

Produzione: Alfredo Bini per Arco Film

Italia/Francia – 1963

 

“La società italiana era cambiata, cambiava: il solo modo di vedere in questo momento il sottoproletariato romano era di considerarlo come uno dei molteplici fenomeni del Terzo Mondo” (Pier Paolo Pasolini). Fame, passione e martirio di un povero generico, Stracci, ultimo tra gli ultimi che impersona un ladrone crocefisso sul set di un film su Cristo, diretto da un regista (Orson Welles, doppiato da Giorgio Bassani) marxista ed estetizzante, perso nei tableaux vivants delle deposizioni di Pontormo e Rosso Fiorentino. Un apologo fulminante e bellissimo, un attacco frontale contro il fariseismo che gli costerà sequestri, tagli e una condanna per vilipendio della religione.

Fui condannato a quattro mesi con la condizionale in base a una legge fascista che è ancora in vigore perché fra i magistrati di qui non è mai stata fatta una epurazione. Sono molti i magistrati condannati da tribunali antifascisti che ancora ‘siedono a scranna’. Nel codice fascista sono contemplati molti reati di vilipendio, compresi quello alla nazione, alla bandiera, alla religione. Il processo fu una specie di farsa, e la sentenza fu ribaltata in appello. Non saprei ancora dire esattamente perché e di che fui imputato, ma per me si trattò di un periodo tremendo. Fui diffamato pubblicamente per settimane e settimane, e poi per due o tre anni dovetti subire una specie di persecuzione inimmaginabile. Non posso, tuttavia, dire veramente perché tutto questo sia avvenuto, se non come espressione dell’opinione pubblica, che io giudico essere, cosa curiosa, profondamente razzista.
(Pier Paolo Pasolini)

COMIZI D’AMORE

Restaurato in 4K nel 2020 da Cineteca di Bologna in collaborazione con Compass Film e Istituto Luce Cinecittà presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, con il contributo del Ministero della cultura e il sostegno di “A Season of Classic Films”, iniziativa promossa da ACE – Association des Cinémathèques Européennes all’interno del programma Creative MEDIA della Commissione Europea. Grading supervisionato da Luca Bigazzi

 

Soggetto: Pier Paolo Pasolini

Fotografia: Mario Bernardo, Tonino Delli Colli

Intervistatore e commentatore: Pier Paolo Pasolini

Montaggio: Nino Baragli

Produzione: Alfredo Bini per Arco Film

Italia – 1964

 

Pasolini: “Ungaretti, secondo lei esiste la normalità e la anormalità sessuale?”

Ungaretti: “Senta, ogni uomo è fatto in un modo diverso. Dico nella sua struttura fisica è fatto in un modo diverso, fatto anche in un modo diverso nella sua combinazione spirituale, no? Quindi tutti gli uomini sono a loro modo anormali, tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura, e questo sino dal primo momento… sino dal primo momento: l’atto di civiltà, che è un atto di prepotenza umana sulla natura, è un atto contro natura.”

 

Pasolini percorre l’Italia dal sud al nord, interrogando ogni classe e tipologia d’italiano su un argomento (all’epoca) tabù quale la sfera sessuale. Pungolati, sollecitati e provocati da un intervistatore mai neutrale, uomini e donne di tutte le età rispondono restituendo l’immagine di un’Italia intrisa di pregiudizi e repressioni, talvolta gretta e oscurantista, talvolta ansiosa di un’emancipazione ancora lontana. Come ospiti e commentatori illustri, partecipano anche Alberto Moravia, Cesare Musatti, Giuseppe Ungaretti, Oriana Fallaci, Adele Cambria e molti altri.

Enquête sur la sexualité è una traduzione assai strana per Comizi d’amore: comizi, riunioni o forse dibattiti d’amore. È il gioco millenario del ‘banchetto’, ma a cielo aperto sulle spiagge e sui ponti, all’angolo delle strade, con bambini che giocano a palla, con ragazzi che gironzolano, con donne che si annoiano al mare, con prostitute che attendono il cliente su un viale, o con operai che escono dalla fabbrica. Molto distanti dal confessionale, molto distanti anche da quelle inchieste in cui, con la garanzia della discrezione, si indagano i segreti più intimi, queste sono delle interviste di strada sull’amore. Dopo tutto, la strada è la forma più spontanea di convivialità mediterranea. Al gruppo che passeggia o prende il sole, Pasolini tende il suo microfono come di sfuggita: all’improvviso fa una domanda sull’‘amore’, su quel terreno incerto in cui si incrociano il sesso, la coppia, il piacere, la famiglia, il fidanzamento con i suoi costumi, la prostituzione con le sue tariffe. Qualcuno si decide, risponde esitando un poco, prende coraggio, parla per gli altri; si avvicinano, approvano o borbottano, le braccia sulle spalle, volto contro volto: le risa, la tenerezza, un po’ di febbre circolano rapidamente tra quei corpi che si ammassano o si sfiorano. Corpi che parlano di loro stessi con tanto maggior ritegno e distanza quanto più vivo e caldo è il contatto: gli adulti parlano sovrapponendosi e discorrono, i giovani parlano rapidamente e si intrecciano. Pasolini l’intervistatore sfuma: Pasolini il regista guarda con le orecchie spalancate. Non si può apprezzare il documento se ci si interessa di più a ciò che viene detto rispetto al mistero che non viene pronunciato.
(Michel Foucault)

 

 

Video & Foto

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Programmazione

  • 21:00
  • 16:00
  • 18:30

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